LA DOLCE DISCESA
di MAURIZIO INCHINGOLI
David Lynch, In acque profonde. Meditazione e creatività (Mondadori, Milano 2008)
Avevano ragione quegli antichi filosofi che assimilavano
il Fuoco al principio
dell'universo, e del desiderio. Il desiderio infatti
brucia, divora, annienta:
agente e distruttore degli esseri, è oscuro, è infernale
per eccellenza.
Emil M. Cioran, Il funesto demiurgo
Sembra
aver preso alla lettera David Lynch questa potente dichiarazione di guerra alla vita, che lo scrittore e
filosofo rumeno pubblicava nell'ormai lontano 1969. Ma allo stesso tempo
l'autore di Twin
Peaks ribalta l'aura negativa e disperata di cotale distruzione letteraria, e sembra
farla sua programmaticamente, quasi a manifesto della sua arte nel manipolare
con abilità le immagini. Come il maestro burattinaio dell'omonimo film di Hou Hsiao Hsien, calmo e
docile, dispensatore di storie e consigli. Come un Caronte buono, che ha visto
la luce e si è redento. O forse non è mai stato cattivo.
Parafrasando
ancora il solito Cioran, tutto nasce dal desiderio e dalla voglia di creare,
dall'istinto innato di manipolare le cose, architettare immagini e incollarvi
suoni come in una sorta di complicato e divertente decoupage. Aguzzare
l'ingegno partendo da concetti basilari e in fondo elementari come il bisogno.
O della necessità di essere creativi ed accendere il fuoco e la luce nel
cervello. Trovare l'idea giusta, ed essere sempre pronto a catturarla e ad
accompagnarla in un personale fire walk with me. Scendere decisi nel più profondo degli abissi e della
psiche umana.
David
Lynch nelle poche pagine di questo piccolo diario, ci dispensa consigli su come
sostenere la vita, e renderla semplice e fruttuosa in ogni suo minimo
dettaglio, e ci conduce fin nel suo mondo privato. Si tratta in verità della
semplice vita di un essere umano fortunato, decisamente conscio di esserlo. Con l'onestà
intellettuale che lo contraddistingue, e con la consapevolezza di avere la
possibilità di esprimere le sue capacità organizzative ed artistiche, in
definitiva di imbrigliare e dare una forma al proprio caos interiore.
La
meditazione trascendentale come mezzo per addentrarsi nel magma immaginario che
alberga nella sua mente, invero meno confusionaria di quanto si possa pensare
ad una prima rapida lettura, e la pratica quotidiana della medesima come
esercizio di stile, di vita e di attitudine. L'atteggiamento e la pratica,
alternato al racconto di episodi divertenti ed illuminanti come la
soddisfazione di esser stato nelle grazie di un monolito come Stanley Kubrick, che invita alcuni suoi conoscenti a
vedere il suo film preferito, Eraserhead, la mente che cancella (Eraserhead, 1977). Oppure il fortunoso incontro sul letto di morte con l'adorato
Federico Fellini in un ospedale di Roma, con la quale si instaura da subito un
rapporto di ascolto reciproco ed intenso. O la
nascita dell'embrione di Inland
Empire (2007),
definitiva scatola cinese filmica per eccellenza, con le prove, già
tremendamente efficaci, assieme alla protagonista di quel mesmerico capolavoro,
la sua musa ed amica Laura Dern. Ma anche l'impegno a favore della fondazione a
suo nome per la diffusione delle pratiche di meditazione trascendentale nelle
scuole, e l'uso della leggerissima e meno costosa tecnologia digitale per
girare proprio questo suo ultimo lavoro.
In
acque profonde, o Catching the big
fish come da
titolo originale, è colmo di aneddoti raccontati da uno statunitense risoluto
ed affascinato dal mistero e dalla beatitudine. Una persona meno conflittuale
di quanto credevamo, sempre alla ricerca della massima soddisfazione, della
felicità e della realizzazione dei propri sogni-bisogni.
Certo
la linea di demarcazione tra patetico buonismo e sublimazione idealizzante a volte è molto prossima a
spezzarsi. Chi non ama le opere del regista di Missoula potrebbe benissimo sorridere davanti a tanta positività; ed in effetti alcuni passaggi
possono risultare stucchevoli e financo banali. Ma a noi piace pensare che in
fondo ci si può accostare al personaggio Lynch con una ragionevole dose di
umorismo e distacco. In fondo, e non è mica poco, è un essere umano dotato di
ingegno che ha girato film incredibilmente inquietanti ed affascinanti. E
quindi chi meglio di una persona abituata al conflittuale può parlarci della bellezza e della complessità del
mondo? Chi ha sofferto ed ha sondato le più oscure tenebre umane, può anche
permettersi il lusso di parlare di luminescenza, di grazia, pace interiore e di
ottimismo. Con una qualità unica e rara: la semplicità disarmante che lo
caratterizza.
In
fondo, poi, l'ironia è sempre stata una delle principali qualità alla base di
questo individuo cosi lucido e distaccato. Scovate a questo proposito una breve
e divertente intervista visibile su YouTube, in cui un giornalista gli chiede
un opinione sul cosiddetto fenomeno del product placement. Il nostro risponde serafico e con un ghigno
sardonico stampato sulle labbra in questo modo: prima qualche istante di
assordante silenzio, poi la risposta geniale, quasi fredda e meditata: “bullshit! Total, fucking, bullshit!” .
Evidentemente
le problematiche da risolvere per il nostro sono ben altre. E la risposta è
pragmatica e molto americana, giusta diremmo.
Alla
fine, in fondo, rimane solo la pace ed il silenzio. Avvolgiamoci perciò con
convinzione in questo caos ed incuneiamoci nel suo labirintico mondo
afferrandone le redini, e viaggiamo insieme nel tempo col sorriso sulle labbra
ed una idea fissa nella mente. La crea-azione.
Più
la tua coscienza – la consapevolezza – è dilatata, più scendi in
profondità verso questa sorgente e più grosso è il pesce che puoi pescare (p. 7).