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SEI GRADI DI SEPARAZIONE

O DELL’ILLUSIONE DEL PARADIGMA IMMUNITARIO

 

Adriano Zamperini

 

Sarà l’onnipresente globalizzazione che pigia una moltitudine di esseri umani in spazi circoscritti. Oppure internet che, attraverso un clic o un touch, permette a persone fisicamente lontanissime di parlarsi e guardarsi in faccia. In ogni caso, ai più il mondo pare ormai essersi rimpicciolito. Un’idea, a livello di senso comune, condivisa da chiunque. Eppure, prima che diventasse battuta da bar, tale idea ha avuto una gestione letteraria e scientifica. Difficile ripercorrerne la genealogia poiché è tuttora controversa la fonte originaria – si chiama in causa persino il nostro Guglielmo Marconi. Per molti va rintracciata nel racconto Catene, scritto nel 1929 dall’ungherese Frigyes Karinthy. La storia suggerisce che, grazie ai viaggi e alla comunicazione, le distanze spaziali siano destinate a perdere d’importanza, rendendo nel contempo le persone sempre più connesse. Uno dei personaggi sceglie uno sconosciuto e cerca di contattarlo attraverso la rete di conoscenze personali. E scommette di riuscirci in soli sei passaggi. La diffusione di tale credenza si deve però allo psicologo sociale Stanley Milgram, il quale sostiene di essersi ispirato all’opera di due matematici, Ithiel de Sola e Manfred Kochen, che, negli anni Cinquanta, peraltro senza successo, cercarono di sviluppare una formula matematica per comprendere i legami tra le persone.

Milgram pubblicò il suo primo articolo riguardante il fenomeno del “mondo piccolo” precisamente nel 1967, su Psychology Today. [1] Una rivista che allora muoveva i suoi primi passi e quindi seguita da pochi lettori. Ma ben presto i sei gradi di separazione sono entrati a far parte del lessico quotidiano, migrando dagli esperti ai profani. Partendo dalla cosiddetta “tecnica della lettera persa”, Milgram utilizzò il servizio postale nordamericano per analizzare la struttura sociale degli Stati Uniti. Ossia, l’intelaiatura della rete che tiene unite le persone. Il metodo era semplice: coinvolgendo decine di persone, lo studioso affidò loro una lettera per un destinatario sconosciuto, fornendo semplicemente qualche dettaglio sulla sua vita. Questi postini improvvisati dovevano consegnare la busta a un conoscente che permettesse di avvicinarli allo sconosciuto. Analizzando il flusso delle lettere, lo studioso notò che all’incirca bastavano sei passaggi affinché le missive giungessero a destinazione. Da qui la famosa metafora per indicare quanto è piccolo il mondo: i sei gradi di separazione.

 

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[1] S. Milgram, The Small-World Problem, “Psychology Today”, n. 1, 1967, pp. 60-67.

 

 
 

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