Addomesticare
la mente per dominare l’azione. Dal magnetismo di Mesmer, passando per
l’ipnosi, per giungere al “lavaggio del cervello”, gli esseri umani – chi
per affrancare il singolo dalla sofferenza, chi invece per soggiogarlo –
hanno a più riprese pensato di poter esercitare un mind control. Un tema fatto proprio da
numerosi cineasti. Per restare solamente lungo il crinale della malvagità, in Và
e uccidi (The Manchurian Candidate, di John Frankenheimer, 1962) la mente
manipolata è quella dei soldati nordamericani fatti prigionieri durante la
guerra di Corea. Macchine programmate per uccidere, come sonnambuli, una volta
commesso l’omicidio, si risvegliano dimentichi di ciò che hanno fatto. Il film
è la storia di uno di questi killer inconsapevoli a cui è stata affidata la
missione di uccidere un candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Con un
guizzo profetico tipico del cinema che “sente” il suo tempo, nel 1963 venne
assassinato il presidente John Fitzgerald Kennedy. Da esempio della capacità
dei comunisti – siamo in piena guerra fredda – di manipolare la
mente, il candidato manciuriano (dal luogo dove i prigionieri subivano il
“lavaggio del cervello”) diventa nel tempo simbolo di persone in balia di
torbide macchinazioni. Una figura ricorrente nelle teorie della cospirazione. E
usata per spiegare una serie di avvenimenti eclatanti, come l’omicidio di John
Lennon. Insomma, quello di Frankenheimer è decisamente un film paranoide,
tratto dall’omonimo romanzo, altrettanto paranoide, di Richard Condon
pubblicato nel 1959.
Dopo un
romanzo e un film sarà un saggio a vergare questo particolare momento storico.
Nel 1964 Richard Hofstadter scriveva infatti il suo The Paranoid Style in
American Politics,
destinato a diventare un classico della politologia e non solo, introducendo il
concetto di stile politico “paranoico”. Per l’autore nessun altro vocabolo
evocava adeguatamente le caratteristiche di esagerazione, sospettosità e
fantasia cospiratoria utilizzate dalla destra nordamericana durante la campagna
elettorale di quell’anno. Come, ad esempio, l’opposizione a qualsiasi misura di
controllo sul commercio delle armi in nome di una fantomatica minaccia
proveniente da un “governo mondiale socialista”, mosso dagli intenti più
diabolici. Un modo di pensare certamente non nuovo, visto che accompagna
– seppure in forme diverse – la storia degli esseri umani. E comunque sempre contraddistinto da
un’incrollabile certezza in una “vasta e gigantesca” cospirazione che determina
vari avvenimenti storici e sociali. Sicché, sebbene The Paranoid Style fosse rivolto anzitutto
all’analisi del maccartismo, l’autore sosteneva che l’ossessione del complotto
non era certo monopolio degli Stati Uniti. Oggi le teorie cospiratorie
fioriscono in ogni dove – alimentate e amplificate dalla società della
comunicazione e in particolare da Internet – e non sono certo appannaggio
esclusivo della destra. Per circoscrivere l’ambito ai nostri temi, le indagini
sull’omicidio di Kennedy sono state rilanciate dal film di Oliver Stone JFK, provocando la derubricazione di
migliaia di pagine di documenti in precedenza segreti. Il regista ipotizza
complotti planetari, nei quali sarebbe stato coinvolto persino l’allora
vicepresidente Lyndon Johnson.
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