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CINEMA E PSICOLOGIA

I… come Icaro di Henri Verneuil

 

 

MIND CONTROL

 

di Adriano Zamperini

 

 

 

Addomesticare la mente per dominare l’azione. Dal magnetismo di Mesmer, passando per l’ipnosi, per giungere al “lavaggio del cervello”, gli esseri umani – chi per affrancare il singolo dalla sofferenza, chi invece per soggiogarlo – hanno a più riprese pensato di poter esercitare un mind control. Un tema fatto proprio da numerosi cineasti. Per restare solamente lungo il crinale della malvagità, in Và e uccidi (The Manchurian Candidate, di John Frankenheimer, 1962) la mente manipolata è quella dei soldati nordamericani fatti prigionieri durante la guerra di Corea. Macchine programmate per uccidere, come sonnambuli, una volta commesso l’omicidio, si risvegliano dimentichi di ciò che hanno fatto. Il film è la storia di uno di questi killer inconsapevoli a cui è stata affidata la missione di uccidere un candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Con un guizzo profetico tipico del cinema che “sente” il suo tempo, nel 1963 venne assassinato il presidente John Fitzgerald Kennedy. Da esempio della capacità dei comunisti – siamo in piena guerra fredda – di manipolare la mente, il candidato manciuriano (dal luogo dove i prigionieri subivano il “lavaggio del cervello”) diventa nel tempo simbolo di persone in balia di torbide macchinazioni. Una figura ricorrente nelle teorie della cospirazione. E usata per spiegare una serie di avvenimenti eclatanti, come l’omicidio di John Lennon. Insomma, quello di Frankenheimer è decisamente un film paranoide, tratto dall’omonimo romanzo, altrettanto paranoide, di Richard Condon pubblicato nel 1959.

Dopo un romanzo e un film sarà un saggio a vergare questo particolare momento storico. Nel 1964 Richard Hofstadter scriveva infatti il suo The Paranoid Style in American Politics, destinato a diventare un classico della politologia e non solo, introducendo il concetto di stile politico “paranoico”. Per l’autore nessun altro vocabolo evocava adeguatamente le caratteristiche di esagerazione, sospettosità e fantasia cospiratoria utilizzate dalla destra nordamericana durante la campagna elettorale di quell’anno. Come, ad esempio, l’opposizione a qualsiasi misura di controllo sul commercio delle armi in nome di una fantomatica minaccia proveniente da un “governo mondiale socialista”, mosso dagli intenti più diabolici. Un modo di pensare certamente non nuovo, visto che accompagna – seppure in forme diverse –  la storia degli esseri umani. E comunque sempre contraddistinto da un’incrollabile certezza in una “vasta e gigantesca” cospirazione che determina vari avvenimenti storici e sociali. Sicché, sebbene The Paranoid Style fosse rivolto anzitutto all’analisi del maccartismo, l’autore sosteneva che l’ossessione del complotto non era certo monopolio degli Stati Uniti. Oggi le teorie cospiratorie fioriscono in ogni dove – alimentate e amplificate dalla società della comunicazione e in particolare da Internet – e non sono certo appannaggio esclusivo della destra. Per circoscrivere l’ambito ai nostri temi, le indagini sull’omicidio di Kennedy sono state rilanciate dal film di Oliver Stone JFK, provocando la derubricazione di migliaia di pagine di documenti in precedenza segreti. Il regista ipotizza complotti planetari, nei quali sarebbe stato coinvolto persino l’allora vicepresidente Lyndon Johnson.

 

 

 

 
 

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