SPECIALE CHRIS MARKER
NOTE DALL’ERA DELLA MEMORIA IMPERFETTA
L’ARTE DI CHRIS MARKER
Claudio Capanna
Immagino
[un uomo del futuro] mentre avanza su
questo terreno vulcanico che si attacca alle suole,
con la pesantezza di un palombaro. A un tratto
vacilla, e ad ogni passo successivo trascorre un anno.
Percorre
un piccolo sentiero nei pressi della frontiera
olandese, lungo una riserva di uccelli acquatici.
È un punto
di partenza. Ma perché questo
stacco temporale, questo raccordo di ricordi?
Chris Marker, Sans Soleil
Questo il commento della voce narrante di Sans
Soleil, film saggio e monumento di Chris Marker, tra il 71° e il 73° minuto
di pellicola. In questo
breve frangente sullo schermo appaiono due immagini apparentemente lontanissime
tra loro: dapprima un paesaggio vulcanico,
ripreso con un movimento di camera soggettivo; poi un sentiero di campagna, uno
scorcio olandese ancora inquadrato in soggettiva. Questo brano s’inscrive
all’interno di uno dei momenti più significativi dell’opera, quando la voce ci racconta la storia dell’uomo del futuro, giunto
dall’anno 4001. Questa persona ha una caratteristica fondamentale che gli
conferisce una forza assoluta: la sua mente è arrivata a utilizzare appieno le
proprie capacità psichiche, e grazie a questo è arrivata a possedere una
memoria “perfetta”. La sua capacità di ricordare in dettaglio ogni segmento di
vita viene descritta cinematograficamente attraverso
l’uso di un’ellissi temporale, un salto di un anno, che sullo schermo però non
esiste. Le due immagini si succedono consecutivamente, come frammenti mnemonici
giustapposti.
Ancora nell’introduzione dello stesso film, la voce narrante ci
presenta due immagini, inframmezzate da uno scorcio nero. Vediamo dapprima tre fanciulli che camminano nella campagna islandese, nel 1965,
poi il dettaglio di una portaerei con un jet che viene parcheggiato. La voce off ci riferisce che l'uomo che ha
filmato questi momenti, Sandor Krasna,
il protagonista immaginario del film, non riusciva a scegliere alcun fotogramma
da accostare ai tre bambini islandesi. Secondo lui non esisteva alcun momento
nel suo archivio che facesse risaltare la felicità dei tre adolescenti,
soltanto una pausa nera avrebbe potuto dare risalto all’immagine precedente. Il
brano “nero”, i giovani fanciulli oppure gli sguardi
sulla campagna olandese e tanti altri dettagli rubati sono i frammenti di un
puzzle che non si comporrà mai. Sono visioni palpabili e concrete, ma allo
stesso tempo imprendibili in quanto proiettate come
vettori in uno spazio infinito e sconosciuto. La poesia di Chris Marker si
gioca interamente in questo territorio misterioso, che l’uomo moderno sembra
aver incredibilmente dimenticato: il tempo. Nella sfera temporale, in cui
l’oggetto geografico si atrofizza, entra in gioco prepotentemente l’idea del
viaggio. Un movimento inteso non più come fisico e sensoriale, ma come
esperienza della mente, come gioco psichico rivolto a investigare i profondi
canali del tempo. Il viaggio attraverso il tempo avviene tramite le immagini.
La loro natura documentaria e “quotidiana” si falsifica attraverso l’uso del
montaggio e della voce narrante, come abbiamo potuto notare nelle due sequenze
di Sans Soleil. La stessa voce narrante sembra proporsi come documentaristica ma poi si smentisce, divenendo essa stessa
romanzo, novella e finzione.
[…]
COMPIUTEZZA
DI ANDREJ TARKOVSKIJ
SU UNE JOURNÉE D’ANDREI ARSENEVITCH DI
CHRIS MARKER
Alfonso Cariolato
Non accade niente. Si azzera ogni attesa. La storia che si racconta la si è già sentita. Così Une Journée d’Andrei Arsenevitch.
Le immagini – dai film, dai notiziari, dalla vita – scorrono senza
soluzione di continuità. Il montaggio sembra volto a nascondere le proprie
tracce. Per limitarsi all’incipit: la madre vista da dietro ne Lo specchio, Larissa il figlio e la madre
si incontrano all’aeroporto, le domande “giuste” dei giornalisti, il
richiamarsi delle immagini (L’infanzia di
Ivan), il regista sul letto di morte… un fluire ammaliante che la voce
fuori campo non ricalca, né rabbercia, ma segue quasi con indolenza. Tutto è
compiuto. Non si narra alcuna storia nuova. Nessuna sorpresa. Considera quanto è stato, soffermati, lascia
che il tempo si dilati, non c’è nulla che tu possa fare, guarda, ascolta.
[…]