rifrazioni dal cineama all'oltre
 

www.rifrazioni.net /cartaceo/rifrazioni 11/estratti/linee

rifrazioni

 

AMARCORD

 

 

ZZZZZZZZZZZZZZMONK

 

Enrico Rava

 

 

…dal fondo, facendo un giro del tutto superfluo,

un orso con una berretta a metà tra un fez e uno zucchetto

si dirige verso il piano mettendo un piede davanti all’altro

con un’attenzione che fa pensare a un campo minato…

 

 

Con queste parole Julio Cortazar, nel suo bel libro Il giro del giorno in 80 mondi, descrive l'ingresso in palcoscenico di Thelonious Monk a Ginevra nel marzo del ’66. Questa immagine straordinaria ci dice di Monk più di qualunque dotta analisi critica. Così

come certe sequenze del film Thelonious Monk, Straight No Chaser. Seduto di fronte a un pianoforte e fissandolo per un tempo che sembra interminabile come non ne avesse mai visto uno, o scrutando uno spartito musicale come si trattasse di un indecifrabile

e rarissimo documento in sanscrito. Era un genio che viveva chiuso in un suo mondo unico, enigmatico, lontano secoli o millenni dal mondo cosiddetto normale.

 

Ho voluto citare il brano di Cortazar non solo perchè si tratta di un gioiello letterario di cui non si può fare a meno ma anche perchè quel mese e quell’anno, il marzo 1966, sono scolpiti nella mia memoria in modo indelebile. Un ricordo di cui non vorrei privarmi per nessun motivo. In quel periodo suonavo nel gruppo di Steve Lacy, il grande sassofonista americano che qualche anno prima aveva fatto parte del quintetto di Monk per alcune settimane, al Five Spot di New York. Inutile dire che Steve letteralmente adorava Thelonious, era influenzato in modo assoluto dalla sua musica ed era affascinato dai suoi comportamenti bizzarri che spesso cercava di imitare. Monk aveva suonato al Festival di Lecco, e Steve ed io eravamo andati a sentirlo. Concerto straordinario. Come sempre d’altronde. Dopo il concerto eravamo andati a salutarlo nei camerini. Grande abbraccio tra i due. Non si vedevano da parecchio. Io paralizzato in un angolo. Steve me lo presenta. Thelonious mi porge una grande mano piena di anelli e bofonchia qualcosa che ovviamente non capisco. All'epoca il mio inglese era pressoché inesistente, ma anche fosse stata la mia lingua madre non sarei stato in grado di capire nulla, tanta era la mia emozione. Blocco totale. Uno dei miei miti mi parlava, mi stringeva la mano, mi sorrideva… Oddio aiuto! A due passi dal sole. Troppo vicino.

 

[…]

 

rifrazioni

 

 

 

 

 
 

- i n f o @ r i f r a z i o n i . n e t -