DITTICI

 

Profezie sacre e profane

- Su Il petroliere -

di Eugenio Premuda

 

 

La voce umana si insinua tra le immagini di There Will Be Blood sinuosa come un serpente. Ne sentiamo prima il sibilo, l’ansimare affaticato di Daniel Plainview tra un colpo di picozza e il successivo. Si ingrossa poi, dopo la caduta dell’uomo sul fondo del pozzo, si fa rantolo e imprecazione.

Le prime parole a cui riesce a dar forma sono parole soffiate con la bramosia di chi riconosce nel pietrisco smosso dall’esplosivo il baluginio dell’argento. Parole pronunciate in solitudine, per nessun altro che se stesso: “there she is, there she is”, eccola qui... La polvere d’argento? La ricchezza agognata? L’adempiersi di una profezia profana alla quale ogni cercatore, sia esso cercatore d’argento, d’oro o di petrolio, è devoto. Una devozione questa che è tutto ciò che ci è dato sapere del passato del protagonista.

Le prime parole che egli pronuncia perchè siano altri a sentirle, arrivano alle nostre orecchie come voce disincarnata, dissociata dal corpo, grazie all’overlapping sonoro che anticipa il primo stacco visivo di una nuova sequenza. Quando finalmente vediamo le sue labbra muoversi all’unisono con la sincrona catena verbale, la natura retorica di quelle parole si è già fatta evidente. Daniel Plainview recita un discorso, indossa la dimessa retorica dell’antiretorica, si scusa di essere uomo di poche parole, suggerendo così la sua concretezza di uomo d’azione. I suoi interlocutori non hanno lo spessore di persone ammesse al dialogo. Le timide proteste non ostacolano il binario prestabilito del discorso del petroliere. A lungo restano relegate nel fuori campo. Il montaggio, pur presente, fa perno sul corpo di Plainview che rimane tutto il tempo al centro dell’inquadratura, ora frontale ora di profilo. Anche quando l’assemblea si ribella alle sue parole la macchina da presa stacca con un raccordo sull’asse a comprendere solo le silhouette di spalle dei convenuti. E proprio a quel punto Daniel Plainview pone fine all’incontro uscendo di campo.

 

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